Le età della violenza
Hacked society
«C'è qualcosa di terribile nella realtà, e io non so cos'è. Nessuno me lo dice.»
[Giuliana - Deserto Rosso]
Il progetto Hacked Society è nato da una riflessione sulla pervasività dei cliché sociali ed è stato prodotto mettendo in scena luoghi comuni che vengono enfatizzati introducendo una sovversione di ruoli, un perturbante, che ne mette a nudo la natura stereotipata.
Una inclinazione di senso fa cadere la maschera del pregiudizio e ne svela la natura minacciosa nota da sempre, ma tenuta al riparo dalla consuetudine e dalla familiarità. Come avrebbero detto Schelling e Freud, “Doveva rimanere segreto, ma è venuto alla luce”.
Le persone ritratte e gli spazi in cui sono ambientate le immagini sono emersi da un percorso fortemente endotico, il rovescio di quel fascino dell’esotico da cui scaturisce il potere seduttivo che attribuiamo a sensazioni e immagini provenienti da luoghi e circostanze lontane dalla nostra abitudine. La ricerca ha condotto invece l'autore su tracce di forte prossimità con la propria storia personale, portandolo a selezionare per i tableaux vivant ambienti e persone che fanno parte della sua esperienza e a cui è particolarmente e intimamente legato.
Hacked society è allora la messa in scena di una possibile manomissione della società, che ne svela la natura ingiusta, suscitando domande che conducono lo sguardo più in là, verso una rivelazione che il cliché, cullandoci e stringendoci tra le sue braccia rassicuranti, aveva occultato.