Le età della violenza
Progetto
Scriveva Foucault, nel primo capitolo di Sorvegliare e punire, che tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento “il cerimoniale della pena tende ad entrare nell’ombra, per non essere altro che un nuovo atto procedurale o amministrativo”. E tuttavia lontano dalla piazza e dalla sua pubblicità, lì dove le procedure del penale riformato incontrano il corpo del condannato, il supplizio trova una sua esistenza ritirata, entro nuovi spazi, attraverso nuove tecniche della violenza, intrecciandosi con nuovi modi della visibilità.
E' in questa sua transizione (a malapena avvertibile) dall’Antico regime alla modernità matura, e di qui al postmoderno, che la violenza della pena trova una via stretta e quasi occulta, punteggiata dai segni del suo passaggio, che nel tempo breve del secolo scorso si sono andati sedimentando tanto nei meccanismi punitivi che nel loro (nel nostro) immaginario.
Questo lavoro cerca di fermare lo sguardo su quest’ombra della pena: riconoscendo gli spazi e gli strumenti che ne hanno permesso una sopravvivenza nascosta e una permanenza quasi impercettibile; percorrendone la storia lungo le tracce della sua rappresentazione tardo-moderna e della sua tecnologia fotografica; scandendone le età lungo le sue modificazioni formali, e riconoscendone le formulazioni nell’immaginario contemporaneo.
Le due serie fotografiche che compongono quest’opera si intrecciano allora a un tempo nei rilievi “archeologici” dei resti del supplizio e nella distanza che separa la loro storia dalla loro traduzione immaginaria – una distanza che l’indagine visiva delle staged photos misura e contestualmente, attraverso la sua forma estetica, scava.
La dolcezza delle pene
La casa da tè